Nel pavimento del Battistero, presso la porta del Paradiso, fanno bella mostra di sé due grandi lastre intarsiate con disegni zodiacali e figure zoomorfe. Sono lastre quadrate, di quasi 3 metri di lato, e presentano caratteristiche simili, per cui si può ritenere che siano state realizzate insieme, per accompagnarsi a decorare il pavimento.
Una delle due (chiamiamola ‘lastra 1’) è divisa in anelli concentrici e settori delineati geometricamente con assoluta proprietà, e tagliati con cura per inserirsi correttamente nella composizione lasciando integro l’elemento centrale che è un disco di marmo bianco. E questo è molto strano: in una lastra ricca di figure e motivi, l’elemento focale della composizione si presenta del tutto muto e inespressivo, privo di figure.
L’altra lastra invece (‘lastra 2’) presenta una più ricca serie di figurazioni incentrate sul tema dello zodiaco, con al centro l’immagine del sole circondata da un verso palindromo che celebra l’astro: “En giro torte sol ciclos et rotor igne”. E qui la stranezza è che, nonostante il sole sia il centro delle geometrie e la chiave del messaggio simbolico, la sua figura è tagliata in due parti esatte. Ciò testimonia attenzione nel taglio, che tuttavia, come era inevitabile, ha causato danni alle parti minute dell’intarsio. Eppure sarebbe stato facile evitare ciò se fin dal principio si fosse pensato di creare una formella rotonda, della misura giusta per contenere la figura del sole, che è piuttosto piccola, e la scritta palindroma intorno. Anche gli altri tagli che si vedono sulla lastra non hanno corrispondenza con i disegni, che sono attraversati con una certa attenzione ma senza alcuno scrupolo.
In conclusione: se per la lastra 1 si è avuta cura nel predisporre già al momento dell’ideazione il coordinamento tra tagli e disegni, per la 2 non è stato così: questa lastra doveva essere originariamente tutta di un pezzo ed è stata divisa solo in un secondo momento. Ciò si potrebbe spiegare se ci fosse stato uno spostamento delle lastre: la 1 sarebbe stata scomposta e rimontata agevolmente, mentre la 2 avrebbe presentato molti problemi date le sue dimensioni. Si sarebbe ricorsi perciò a un sistema molto sbrigativo cercando di limitare i danni, ma trovandosi anche in grandi difficoltà per trovare le linee di taglio di minore impatto e più facili da eseguire. E infatti qui nella 2 i tagli, che la dividono in quattro parti, non hanno andamenti radiali come nella 1, ma solo lineari, che non implicavano nessun problema di geometria nel tracciamento.
Perché dunque lo spostamento?
Provo una spiegazione.
In origine, il Tempio di Marte aveva l’ingresso a ovest, e l’attuale scarsella era un atrio aperto verso la via principale della città romana. Quando il Tempio divenne chiesa, si tentò in vari modi di creare un’abside, ma alla fine si decise di ricavarla chiudendo l’atrio e di utilizzare come ingresso la porta sud, essendo le altre due poco adatte per motivi di praticabilità dall’esterno.
Quando poi la chiesa divenne battistero, nel 1128, fu necessario far diventare ingresso principale la porta est perché era quella rivolta verso la cattedrale, e ciò rese necessari vari lavori all’edificio. In più si pensò di collocare su quel lato i bei pannelli pavimentali che decoravano l’atrio originario perché, come erano stati creati per introdurre i visitatori nel Tempio, così si sarebbero prestati benissimo anche a sottolineare l’importanza del nuovo ingresso dell’edificio cristiano.
Dei due pannelli, quello con lo zodiaco era stato evidentemente concepito per offrire a chi entrava una chiave di lettura simbolica dell’edificio, perché lo spazio del Tempio voleva esprimere il destino di gloria di Roma in una proiezione celeste e di eternità. Ma quale scopo aveva l’altro, che offriva solo la vista di un disco vuoto?
Lo scopo ce lo fa capire proprio il disco vuoto: come la rota porfiretica lì vicino, che era stata fatta per il trono dell’imperatore e ha le stesse dimensioni, anche questo disco doveva segnare la posizione di lui quando riceveva, stando sull’ingresso, l’omaggio dei fiorentini che affollavano la piazza lì davanti.
Ma non è tutto, perché si deve considerare che nel 1128 certamente l’altare c’era già, dato che l’edificio era già da tempo diventato chiesa, ed era posto su un presbiterio rialzato di alcuni gradini più o meno come lo si vede ora. Quindi, essendo inimmaginabile che si sia demolito l’altare e il presbiterio per riportare in luce i pannelli del sottostante pavimento, si deve concludere che quei pannelli erano già stati rimossi dalla loro collocazione originaria e si trovavano depositati da qualche parte.
Per questi marmi deve essere insomma avvenuto quello che avvenne per i marmi della lanterna e per la colonna della statua di Marte: quando, nel V secolo, il Tempio diventò chiesa, tutti i marmi di pregio furono smontati e depositati nelle vicinanze, per essere poi riutilizzati se si fosse presentata l’occasione. Per i pannelli questo avvenne nel 1128, e probabilmente fu allora che avvennero le rotture.
Sopra: schema dei tagli (in rosso) della lastra 1.
Sotto: schema dei tagli (in rosso) e delle rotture (in blu) della lastra 2.
Particolare del sole al centro della lastra con lo zodiaco. Il taglio ha danneggiato gli intarsi nelle parti centrali della corona solare.
Sopra: pianta dello stato attuale, con i due pannelli a est presso la Porta del Paradiso, e pianta del probabile stato originario, con l’ingresso a ovest e i pannelli vicini ad esso.