Un giorno notai che un mio studente da tempo non veniva a lezione, non presentava il lavoro alle revisioni, non mandava mail. Eravamo già a fine inverno, e le sue assenze potevano compromettere la possibilità di sostenere l’esame nella sessione estiva. Chiesi di lui a qualche compagno, e la risposta mi gelò: era morto. Possibile?
Sì, possibile: si può anche morire a vent’anni. E non si sapeva nemmeno perché: godeva di buona salute, non aveva commesso imprudenze, non faceva uso di droghe, non era finito in giri pericolosi… Niente di niente: era un ragazzo normalissimo, a posto, che studiava e faceva una vita regolare. E allora?
Mi dissero che un sabato sera aveva fissato di trovarsi in pizzeria con gli amici, ma non era arrivato. Il ritardo si prolungava, e così, alla fine, dopo varie telefonate senza risposta, lo trovarono nella doccia dell’appartamentino dove stava in affitto, un paio di stanze in una vecchia casa vicino al mercato di San Lorenzo. Non c’erano tracce di presenze estranee, di effrazioni o tanto meno di violenze: niente di niente. Nelle stanze e nel bagno tutto era in ordine.
Nei giorni seguenti la polizia fece vari sopralluoghi ma senza risultato. Poi alla fine notarono dentro il piccolo bagno, in un angolo, una sottilissima fessura che correva tra le mattonelle. Riuscirono così a capire che cosa era successo. Quella maledetta fessura faceva capo alla vecchia canna fumaria della caldaia di un appartamento sottostante, che in quella fredda giornata era stata pienamente in funzione, e da lì era uscita l’anidride carbonica che aveva presto saturato il piccolo ambiente facendo così addormentare per sempre lo sfortunato ragazzo.
Da allora non mi sono mai dimenticato di raccomandare ai miei studenti di progettare le canne fumarie con tutte le dovute cautele, e possibilmente inserendoci tubi inox.