La ritrattistica romana è uno dei vertici dell’arte classica. Quando guardiamo il busto o la statua di qualche personaggio dell’antica Roma l’emozione è forte, perché l’opera ne comunica intensamente il carattere, e fa rivivere la persona davanti a noi. Gli storici dell’arte ci spiegano le tecniche, le scuole, gli influssi di Etruschi e Greci; ma c’è un aspetto di quei volti che, come architetto, mi fa andare con il pensiero su strade che non sono quelle dell’estetica e della storia dell’arte.
Prendiamo ad esempio un ritratto di Cesare: il suo volto ci appare con una rasatura sulla quale nemmeno il signor Gillette avrebbe avuto qualcosa da obiettare; e come lui imperatori, viri illustres, personaggi più o meno importanti. Presumibilmente Cesare, se si radeva in casa, non lo faceva da sé ma aveva un proprio barbiere, un servo esperto che provvedeva a quanto necessario: radersi in casa voleva dire avere a disposizione, oltre a rasoi affilati e a balsami lenitivi, anche un’adeguata quantità di acqua calda per impacchi e abluzioni, e si può immaginare che degli schiavi ogni giorno fossero pronti a ore fissate per farla bollire in una pentola dopo averla attinta a qualche fontana collegata a uno dei numerosi acquedotti che servivano la città. In alternativa ci si poteva recare alle terme, ed è probabile che Cesare frequentasse le migliori, e anche lì tutto funzionava grazie agli acquedotti.
Dunque la rasatura di Cesare, come quella degli altri antichi romani ritratti nel marmo, dipendeva dall’esistenza degli acquedotti, la cui realizzazione presupponeva, oltre che un’organizzazione complessa, una conoscenza tecnica che nessun altro popolo del mondo antico possedeva. E di ciò ci si poteva fare ben vanto. Quei volti ben rasati esprimevano insomma anche un subliminale messaggio di superiorità, come dire: «Io mi rado, e lo posso fare perché da noi ci sono gli acquedotti, e se voi non vi fate la barba è perché non li avete, e non li avete perché non sapete costruirli.
Siete molto indietro.»
La perfetta rasatura del volto di Cesare esprimeva in conclusione un messaggio di supremazia tanto più efficace in quanto tradotto nei termini delle consuetudini quotidiane, delle comodità irraggiungibili per chi viveva in villaggi sperduti nelle foreste, e che non a caso erano chiamati ‘barbari’.
E i personaggi di Roma che invece si facevano ritrarre con la barba? Forse un vezzo, una moda, forse un richiamo alle origini in province lontane, oppure alle abitudini invalse durante le campagne militari, perché in quelle occasioni anche per Cesare sarà stato necessario lasciarsi crescere la barba. Ma non si faceva ritrarre barbuto.
Frammento di una incisione raffigurante la pianta di un acquedotto con i nomi degli utenti, la quantità di acqua che erano autorizzati ad attingere e le ore del prelievo (Da Mommsen, C.I.L., IV, I).
Veduta del Pont du Gard presso Nîmes. Si noti che al terzo ordine il condotto dell’acqua (specus) non è stato fatto appoggiare su una struttura a grandi archi come è quella sottostante, ma su archi piccoli, allo scopo sia di ottenere in fase di esecuzione un più preciso controllo della pendenza dello specus, sia per minimizzare gli effetti degli assestamenti che la struttura avrebbe inevitabilmente avuto causando fessurazioni e perdite d’acqua, sia per migliorare la possibilità di interventi di manutenzione.