Ogni prof tiene in un cassetto – o nel telefonino – qualche appunto sugli argomenti che intende sviluppare e portare a lezione. Ne ho trovati anch’io di vecchi, e qualcuno mi è parso ancora interessante, o curioso, anche se è rimasto tra le tante cose incomplete che mi porto dietro.
Le antiche chiese dell’Armenia e della Georgia ad esempio mi emozionano ancora.
Difficile che le potessi portare a lezione perché non rientravano nella mia materia, e poi sono un argomento estremamente specialistico; ma qui, su questo sito, posso permettermi qualche libertà, e quindi mi spingo a fare qualche accenno ai poveri, preziosissimi resti di queste splendide architetture che, dopo innumerevoli guerre, terremoti e vandalismi vari, rimangono oggi sperduti su brulli altopiani deserti e silenziosi, lontani da tutto e circondati dall’ignoranza: perché quei resti che continuano a sbriciolarsi documentano una tradizione costruttiva eccelsa. Pensate che, quando la cupola di Santa Sofia crollò per un terremoto nel 989, fu chiamato un architetto armeno, Trdat, a ripararla.
Io devo a un testo di Paolo Cuneo il primo contatto con queste architetture. Alcuni benemeriti architetti, storici dell’architettura e archeologi si sono preoccupati tra mille difficoltà di documentare quel che resta di queste originalissime costruzioni prima che ne scomparisse ogni traccia.
(a seguire)
(Sopra) Resti della cattedrale di Banak presso Penek (Turchia)- Foto Mate Chapichadze
Pianta della cattedrale di Banak (da A. Alpago Novello, Gli Armeni)