Lo zerbino più bello di tutta la storia dell’arte si trova nel pavimento del Battistero, vicino alla porta nord. È una lastra di marmo che per secoli è stata calpestata senza riguardo, e che qualche anno fa, forse dando ascolto ad alcune mie accorate segnalazioni, l’Opera ha provveduto a proteggere deviando il passaggio delle persone.
La lastra rappresenta la volta celeste: al centro c’è il Sole, e intorno gli otto cerchi dei cieli di Luna, pianeti e stelle fisse. Da un punto di vista geometrico, l’immagine è una pianta, cioè la proiezione ortogonale di una semisfera (la volta stellata) su un piano orizzontale (la terra), ed è assolutamente straordinario che tale immagine sia ottenuta applicando correttamente i principi della geometria descrittiva teorizzati da G. Monge nel XVIII secolo. I cerchi poi sono attraversati da spirali formate da triangoli curvi modellati uno per uno che creano un ipnotico effetto di movimento rotatorio. Un capolavoro di arte e scienza.
Pensare che questa immagine sia stata creata in ambiente romanico è ovviamente insostenibile, e così anche attribuirla a fantomatiche scuole mediorientali di quel periodo. Perché dunque in epoca tardoantica, e nel contesto della realizzazione dell’edificio, si concepì questo marmo così singolare e lo si realizzò con una esecuzione finissima?
Ecco alcune tracce per una possibile spiegazione.
Per celebrare la gloria dell’imperatore dopo la vittoria su Radagaiso, l’architetto del Tempio pensò ad alcuni simboli solari. Uno prevedeva che il raggio più alto del corso annuale del sole, si proiettasse a mezzogiorno del 21 giugno in un punto preciso dell’interno. Questo racconta Villani; ma di questa proiezione non c’è traccia nel pavimento presso la porta Nord, dove il raggio doveva necessariamente cadere.
Vicino a quel punto c’è invece la lastra di cui si è detto, che reca evidenti simbologie solari. Se questa lastra fosse stata creata per ricevere la proiezione, perché non si trova nel posto corretto?
Risposta: l’architetto quando fece il progetto era molto lontano, probabilmente in Grecia o nel Medio Oriente, e non conosceva l’esatta angolazione che avrebbe avuto il raggio meridiano a Firenze. Fece comunque dei calcoli e preparò il marmo della proiezione, prevedendo che potesse essere messo a misura sul posto. Così creò nel pavimento un pannello rettangolare con un disegno che permetteva lo scorrimento del marmo quando si fosse voluto trovare il preciso aggiustamento; cosa che invece per qualche motivo non fu fatta, forse per la fretta di non attendere il 21 giugno. Così ci si limitò a porre quel marmo al centro del riquadro, con semplice funzione decorativa.
Queste tracce non sono completamente esaustive del mistero del nostro zerbino, ma forse possono aiutare per ulteriori approfondimenti.
Sopra: il marmo solare presso la porta nord, il concetto proiettivo usato per disegnarne l’immagine e alcuni particolari che dimostrano l’estrema finezza dell’esecuzione.
A sinistra: la proiezione solare nell’interno del Battistero al mezzogiorno del solstizio d’estate, come doveva avvenire secondo il racconto di Giovanni Villani, in una ricostruzione grafica a cura del Museo di Storia della Scienza di Firenze.