Più che dalle prove di laboratorio su campioni di materiali, sempre soggette a dubbi di ogni genere, possiamo capire se il Battistero è romanico o no facendo una semplice riflessione.

Per costruire un edificio bisogna fare un progetto, e per fare un progetto bisogna possedere adeguate nozioni di geometria. Il Battistero, nella sua forma apparentemente semplice, nasconde geometrie molto complesse, e se si crede che il Battistero sia un’opera romanica è perciò logico chiedersi se queste geometrie sarebbero state alla portata di un architetto romanico.

La risposta è ovvia: assolutamente no. Credere che un architetto romanico potesse creare le complesse geometrie che ci sono nel Battistero è come credere che un meccanico di biciclette abbia le conoscenze necessarie per mettere a punto il motore di una formula uno.

Nel mondo romanico non c’erano architetti capaci di concepire, rappresentare e gestire le geometrie tridimensionali che nel Battistero si vedono applicate con la massima precisione un po’ dovunque, ma soprattutto nel sottotetto, dove l’architetto ha dovuto gestire tre diverse trame geometriche – quella del prisma ottagonale che costituisce il corpo dell’edificio, quella delle superfici cilindriche delle vele della cupola e quella dei piani inclinati delle falde del tetto piramidale – e guidare gli operai a realizzare con assoluta precisione le membrature murarie conseguenti. Un compito che manderebbe in crisi molti laureati di oggi.

Questa non è una questione di capacità artistiche: è una questione oggettiva, di conoscenze tecniche. Quelle geometrie in epoca romanica non c’era nessuno che le sapesse fare, punto.

Capisco che chi ha studiato lettere o storia dell’arte possa non aver considerato questo aspetto, e che, nel formulare una propria teoria sulla datazione del monumento, non abbia pensato di porsi qualche domanda riguardo alle conoscenze di geometria del progettista. Ma gli architetti?


(Sotto) – Al livello dell’attico l’architetto ha dovuto guidare gli operai nella realizzazione di murature le cui forme dovevano rispondere contemporaneamente a tre diverse trame geometriche tridimensionali: quella del prisma ottagonale del corpo dell’edificio, quella delle superfici cilindriche delle vele della cupola e quella delle falde inclinate del tetto piramidale. E non poteva improvvisare: doveva avere già previsto e controllato tutto sul progetto.
Si può pensare che questo potesse avvenire in epoca romanica?

Nel titolo: particolare dell’assonometria disegnata da G. B. Milani (1918)


La geometria del Battistero (disegno di Roberta Lovino).


La geometria di uno dei vani d’angolo dell’attico.

Fasi della costruzione dei vani d’angolo, dove inizia la curvatura delle vele della cupola. È evidente che per superare correttamente e con precisione questo delicatissimo passaggio erano necessarie conoscenze di geometria ben superiori a quelle dei costruttori romanici.