Uno dei nodi più antichi e importanti della struttura urbana di Firenze, quello che sta capo del Ponte Vecchio dalla parte di Oltrarno, fu oggetto di un mio studio per una ricerca sulle piazze toscane diretta da Luigi Vagnetti, che fu pubblicato nel 1978 sulla rivista del nostro Istituto di Composizione architettonica. Il testo ripercorre le vicende e le trasformazioni di questo luogo tra il V ed il XX secolo, vale a dire dalle tombe di un cimitero paleocristiano agli attuali negozi di moda e ai fast food. Unico legame che attraversa tanti secoli di storia è l’ostinata presenza di una chiesa dedicata a una santa dalle connotazioni incerte. 

 


 

Conformazione e storia della piazza fiorentina di Santa Felicita

‘Studi e documenti di architettura’ n. 7 – aprile 1978

Ripercorrendo, tra il Ponte Vecchio e Pitti, un cammino segnato nel tempo, non è che l’attenzione dei turisti venga attratta in modo particolare dalla piazza di Santa Felicita: poco più di un posteggio davanti al portico della chiesa, un paio di ristoranti, una bancarella e dei negozi immersi nel rumor di traffico della via Guicciardini; tutt’intorno, alti muri di case non espressive, più nuove che vecchie, e molto alte, sì che anche la presenza di un’antica colonna diventa trascurabile, e la memoria non ha motivo di fermarsi su nulla.
Le indicazioni di una guida spingeranno invece qualche appassionato a visitare la chiesa: Santa Felicita, eretta sul luogo di un edificio e di un cimitero paleocristiano, fu rin­novata nei sec. XI e XIV, e rifatta completamente dal F. Ruggieri nel 1736, il quale conservò l’alto portico del Vasari con sopra il Corridoio che unisce gli Uffizi a Palazzo Pitti … L’interno è a una navata: a destra la cappella Capponi, edificata da Brunelleschi per i Barbadori: vi sono pregevo­lissimi dipinti del Pontormo (1526-28) e del Bronzino; la Sagrestia, di elegante architettura nello stile di Brunelleschi (1470) ha un polittico di Taddeo Gaddi e una tavola a fondo d’oro di Neri di Bicci; nella sala del Capitolo, “Cristo e le sette Virtù” e una Crocifissione di Niccolò Gerini. il Coro fu eretto tra il 1610 e il 1620 su bel disegno del Cigoli; nelle varie cappelle, opere di Santi di Tito, della scuola di Taddeo Caddi, del Voiterrano, del Ferrucci, e poi ancora del Boschi, del Ciseri, del Poccetti, del Gherardini. Uscendo, si nota la colonna eretta nel luogo di una vittoria dei fedeli di San Pier Martire sui Patarini; poi si riprende la via Gucciardini, ec­cetera eccetera: si può voltar pagina per Pitti.
Ma non tutto quello che questa piazza è può essere rias­sunto in poche righe, naturalmente: se ne accorge in partico­lare chi, oltre che d’arte e di cose belle, è anche appassio­nato di storia; oppure chi, avendo approfondito un po’ la conoscenza del luogo, si trova ad esserlo diventato quasi senza volerlo. Certamente tutti i luoghi di Firenze hanno legate a sé storie e memorie, e tutto sembra parlarci e quasi pretendere la nostra attenzione: e così anche la piazza di Santa Felicita. Solo che, dietro una apparente semplicità, essa nasconde problemi e motivi interessanti e particolari, e non del tutto risolti, sì che ne nasce un certo fascino che incuriosisce e attira; e alla fine può anche succedere che quella che credevamo una morta archeologia diventi motivo di interesse per intendere il nostro stesso presente.
E dal presente prende le mosse questo studio: il primo passo è quello di capire, o meglio di ordinare ciò che ci sta davanti; fare cioè un inventario di quello che compone que­sto insieme urbano, per poi cercarne, finché possibile, cause ed origini.

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